Torrevecchia-Primavalle tra fast food e identità: un quartiere che cambia

di Giulia Palummieri

L’arrivo di Burger King in Via di Torrevecchia 357 al posto dello storico forno Cioccoloni ha riacceso un dibattito già avviato con l’apertura di McDonald’s: il quartiere sta migliorando grazie a nuovi servizi o sta perdendo la sua identità? E questa identità, esiste ancora o è ormai un concetto masses-romantic?

Dalla borgata chiusa al quartiere connesso.
Negli ultimi decenni, con l’arrivo della metro, del treno e delle strade ad alta densità, il territorio ha smesso di essere chiuso in se stesso, e le attività hanno cominciato a concentrarsi maggiormente sul suo contesto urbano.

Torrevecchia può ancora essere considerato un quartiere della classe operaia, ma ormai da tempo molti professionisti, senza l'iniziale supporto economico della famiglia, hanno scelto di stabilirsi qui. Soprattutto i giovani del settore sanitario, attratti dalla vicinanza al Policlinico Gemelli. Ecco così che le nuove utenze portano nuovi bisogni, ma devono essere qui, per potersi concedere uno stacco dalla routine senza affrontare ogni volta la sfida del traffico, del parcheggio o dei mezzi pubblici.

Chiacchiere divisive. Sono davvero i fast food il problema? No.

Torrevecchia e Primavalle non offrono solo panini e patatine. I ristoranti italiani ci sono eccome: La Villetta, La Rocca Già, Osteria Romana Vinelli e Fornelli, Hosteria Pietro, Lo Scalino, Lievito, Isotta, Osteria Moderna 7-10, Gianni e Graziella solo per citarne alcuni. La diversificazione dell’offerta non li cancella, ciò che fa abbassare le serrande, oltre alle drammatiche dinamiche della società odierna, è la nostra assenza. Se chiudono, toccando ferro, domandiamoci: quante volte ci siamo andati?

L’offerta segue il mercato e qui, senza turismo di passaggio, il mercato siamo noi. Le polemiche sterili non servono, sviliscono solo il senso di comunità che tanto proteggiamo.

Perché la ristorazione informale cresce? Perché qui non si mangia fuori a ogni pasto, si esce per concedersi qualcosa di diverso da quello che si può economizzare a casa: pizza, etnico e appunto qualcosa di veloce. Tutti i giorni queste concessioni sono un lusso, ogni tanto invece è una coccola e infatti nei ristoranti della nostra tradizione la gente c'è. Perché vedere la crescita di una proposta come la scomparsa di un’altra? Diamo con lo stesso criterio il benvenuto al Poké con Palmeria e agli apprezzatissimi Bono e Memento, paninerie sì ma andate a toccare con bocca la qualità. In un quartiere popolato da famiglie e giovani, è naturale che convivano realtà diverse. L’equilibrio dipende da noi.

Una voglia di vivere che cresce.
Ora, però, facciamo uno scatto in avanti e speriamo in ulteriori servizi che permettano di vivere questa comunità: un centro sociale che generi cultura dal basso (perché questa zona è popolare come identità solo quando ti devono definire, ma poi spazi come questo non ci sono). Una galleria d’arte che abitui gli abitanti al quotidiano della sua fruizione e caffè o luoghi per l’aperitivo che non chiudano alle 20. Non che non ci siano, cito ad esempio LattanziSweet Paradise, Er Barone o Hic. Ma, per favore, invadete le strade, così da non vedere più le balle di fieno rotolare quando si vuole uscire dopo cena. Poi, se tutto questo fosse accompagnato da una maggiore cura della pulizia da parte dei servizi e dei cittadini, potremmo davvero dire che il reale miglioramento è arrivato. Vorrei azzardare dicendo che ci vorrebbero anche dei locali, spazi dove si possa ascoltare e fare musica indipendente o simile, ma con questa proposta credo di essere già arrivata al 2070, quando forse ci sarà anche il tanto atteso prolungamento della metro Battistini. Per ora, alla cultura ci pensano i temerari della libreria LSD e il Teatro La Casetta.

Ancora novità.
Cos'altro bolle in pentola dietro le vetrine con i lavori in corso? Secondo le chiacchiere da bar e social, l’ex Banca Intesa di Pietro Maffi diventerà un altro grande ristorante cinese. E anche qui le polemiche non mancheranno e così per un po’ si perderanno di vista le criticità reali: l’emergenza abitativa ATER, i ragazzini che spacciano, gli affitti sempre più alti e le pensioni sempre più basse (per chi ci arriva) o il quasi femminicidio scampato solo qualche giorno fa in via dei Barbarico. Ma questa, ormai, è una storia tristemente uguale ovunque.

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Didascalie foto:

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*Tutte le foto presenti sono state scattate me. Puoi vedere altre immagini cliccando qui  

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