È morta Silvia Mattei, l’eco di un rogo senza giustizia

Di Giulia Palummieri 

Nell’Italia segnata della strategia della tensione, i cosiddetti anni di piombo, pochi fatti esprimono con altrettanto dolore le contraddizioni di quel tempo come quello accaduto alla famiglia Mattei. E ora anche Silvia ci ha lasciato. Sorella di Virgilio e Stefano — le giovani vittime dell’incendio doloso che nel 1973 devastò la loro casa a Primavalle — si è spenta dopo una lunga malattia, circondata dall’affetto dei suoi cari. Aveva settantuno anni e per tutta la vita ha lottato contro l’oblio e l’ingiustizia.

All’epoca del rogo Silvia di anni ne aveva diciannove. Per sfuggire alle fiamme si gettò dalla finestra, riportando gravi ferite che segnarono per sempre non solo il suo corpo, ma anche la sua anima e l’intera esistenza.

A rendere ancora più inaccettabile quel dolore fu l’impunità che ne seguì. Nonostante le condanne e l’attribuzione dell’attentato a tre giovani di Potere Operaio — Achille Lollo, Marino Clavo e Manlio Grillo — la giustizia, ostacolata da complesse trame politiche e da un’azione giudiziaria fragile, rimase in gran parte inapplicata. I responsabili, protetti da un sistema di complicità implicite, evitarono di assumersi pienamente la responsabilità delle loro azioni. Un  vuoto morale e istituzionale, questo, aggravato dall’indifferenza di chi avrebbe dovuto confrontarsi con un capitolo emblematico della nostra storia collettiva.

I funerali di Silvia si terranno venerdì 30 maggio, alle ore 10, nella Basilica di Santa Croce al Flaminio, un’occasione per ricordare non solo una vita segnata dalla violenza, ma anche l’urgenza di una memoria che rifiuti il silenzio.

Silvia Mattei lascia un’eredità di resistenza, memoria e denuncia, un monito a non dimenticare che senza giustizia piena non può esistere vera democrazia.


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*Tutte le foto presenti sono state scattate me. Puoi vedere altre immagini cliccando qui  

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