Roma e le sue quattro "Pietà": dalla scultura di Michelangelo alle provocazioni contemporanee di Jago, Pignon-Ernest e Pirone

di Giulia Palummieri

Roma è una città dalle mille narrazioni, dove il passato ci circonda, respira con noi e si intreccia continuamente con il presente. Oggi voglio raccontarvi una di quelle storie: non proprio una favola, ma un esempio vivido di quel filo invisibile che attraversa il tempo. Sapevate che a Roma sono esistite almeno quattro Pietà? Quattro opere, apparentemente lontane tra loro, capaci di esprimere lo stesso dolore universale.

Parlo della celebre scultura di Michelangelo del 1499, emblema della sofferenza sacra e terrena; del manifesto di Pignon-Ernest del 2015, che sui muri ha rivelato una cruda forza visiva; della "Pietà" di Monica Pirone del 2016, simbolo dell’indifferenza a Primavalle; e infine della "Pietà rovesciata" di Jago, in mostra a Roma nel 2021, con il suo lamento penetrante. Queste opere non si limitano a raccontare la sofferenza: ci invitano a un confronto intimo con essa, trasformandola in un ponte tra la dimensione artistica e quella contemporanea.

Ma l’arte, si sa, quando è potente scuote gli animi, e le reazioni non si sono fatte attendere. L’attacco del 1972 alla Pietà di Michelangelo, compiuto da László Tóth, scosse il mondo: un gesto che sembrava voler annientare una bellezza e un dolore troppo profondi per essere sopportati. Questo stesso impatto collega anche le altre "Pietà", come il manifesto di Pignon-Ernest, che ritraeva Pasolini morto tra le braccia di Pasolini vivo, vandalizzato forse perché troppo scomodo, come i misteri che ancora avvolgono la sua figura.

L'opera di Monica Pirone invece è un po' provata dal tempo, ma ancora vive e lotta insieme a noi; qui parliamo del lato effimero della street art. A Jago è andata meglio, ma anche le sue creazioni meno protette non sono estranee a queste vicende.

Spesso tali gesti non sono altro che il frutto della noia o di una superficialità che rifugge il confronto con ciò che l’arte provoca: un impatto viscerale con la realtà, con verità che preferiamo ignorare. Che siano atti politici o gesti impulsivi, raccontano di una società incapace di custodire e proteggere ciò che l’arte offre, preferendo distruggere piuttosto che connettersi.

Eppure, è proprio in questa distruzione che l’arte trova la sua forza. Non si piega mai, ma continua a provocare, a sfidare, a risuonare nell’anima.

Ogni atto di rifiuto alimenta la sua essenza: non è quasi mai un oggetto passivo, ma un campo di battaglia, un luogo in cui la meraviglia e la verità lottano contro il silenzio e l’omologazione. Forse, paradossalmente, è proprio attraverso queste reazioni violente che risorge, indomita, costringendoci a guardare in faccia le verità che più teniamo.

PS. Piccolo aneddoto che mi torna in mente da un incontro a Villa Medici con Pignon-Ernest: parlava delle sue opere dedicate a Pasolini, collocate in luoghi simbolici di Roma. Mi colpì la sua riflessione sulla differenza tra Roma e Napoli: a Roma le opere sono spesso distrutte dall'usura e dai vandalismi, mentre a Scampia, dopo anni, una sua opera è ancora intatta e trattata come un tesoro, un vero valore in un quartiere che ha poco e quel che ha lo serba. 

Forse, questo ci ricorda che l’arte non è solo specchio del nostro tempo, ma anche una misura della nostra civiltà. Dove è rispettata, riflette una comunità che si riconosce in ciò che conserva; dove è trascurata, diventa il segno della miopia di chi si limita a una reazione di pancia. Alla fine, però, lei sopravvive sempre, indifferente al nostro disinteresse o alla nostra furia: una lezione costante, che spesso impariamo troppo tardi.


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Tutte le foto sono state scattate da me in anni differenti.

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Didascalie foto:

  • Michelangelo Buonarroti - "Pietà" - San Pietro.
  • Ernest Pignon-Ernest - "Pietà del XXI secolo" - Rione Sant’Eustachio. (Ormai completamente distrutta)
  • Jago - "Pietà rovesciata" - Esposta alla Basilica di Santa Maria in Montesanto (ottobre 2021 - febbraio 2022)  Ora si trova al Jago Museum di Napoli.
  • Monica Pirone - "Noi indifferenti" - Opera situata in Via Alessio Ascalesi, Primavalle.


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