Quando ho deciso di mettermi in fila per attraversare la Porta Santa, non immaginavo quanto quel gesto sarebbe stato significativo. Roma, negli ultimi mesi, ci aveva messo alla prova con cantieri, strade chiuse e monumenti nascosti sotto le impalcature, ma alla fine finalmente si può dire il famoso "ne è valsa la pena". Quando ti trovi davanti alla Porta Santa, ti accorgi che l’esperienza è ben più di un semplice rito cattolico: è come se ti stessi connettendo con la storia stessa, unendo il presente al passato che essa rappresenta.
La fila era già lunga al mio arrivo, ma composta e sorprendentemente silenziosa. Camminando, passo dopo passo, ho cominciato a osservare i volti intorno a me: famiglie, pellegrini, anziani e giovani, ciascuno con una storia da raccontare. Accanto a me, una signora marchigiana mi ha confidato di essere venuta con il pullman della parrocchia, mentre un ragazzo della Toscana raccontava le peripezie affrontate per non perdere il treno.
Quando finalmente sono arrivata davanti alla Porta Santa, ho percepito una sensazione di grande tranquillità. Non era solo una porta da varcare, ma una tappa che segnava una riflessione più profonda su quanto fosse importante identificare in un simbolo così importante un senso di purificazione, sia personale che collettivo. E di questo l'essere umano ne ha davvero bisogno.
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*Tutte le foto presenti sono state scattate me. Puoi vedere altre immagini cliccando qui
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