di Giulia Palummieri
Il Giubileo è un momento che intreccia fede, storia e modernità, una celebrazione che attira milioni di persone a Roma, ciascuna con un proprio intento. Ma cosa li spinge principalmente? È la fede o prevalgono il fascino storico e il richiamo turistico? O forse è il desiderio di immortalare ogni momento con uno smartphone? Questa domanda diventa ancora più rilevante oggi, portati a riflettere dalle condivisioni di tantissimi.
Le Porte Sante delle quattro basiliche principali — San Pietro, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura — sono il cuore simbolico del Giubileo. Attraversare queste porte significa intraprendere un cammino interiore di rinnovamento, lasciando alle spalle il peso del passato per aprirsi a una nuova grazia. Per molti, è un gesto carico di profonda spiritualità, un atto di fede che trascende la mera fisicità del luogo, diventando simbolo di una trasformazione più profonda e intima.
Ma davanti a questi ingressi sacri, spesso, si affianca chi cerca il raccoglimento a chi vuole catturare un’immagine da condividere senza trasporto, in un contrasto che racconta la pluralità di significati del nostro tempo (nb. nulla contro le fotografie se fatte con rispetto) Lo stesso si può dire della Scala Santa, situata nei pressi della basilica di San Giovanni in Laterano, che secondo la tradizione è la stessa salita da Gesù per comparire davanti a Ponzio Pilato. Percorrere quei gradini in ginocchio è un’esperienza che ancora oggi commuove chiunque si avvicini con devozione. Non a caso, la sua carica storica e simbolica colpisce anche chi vi si reca per curiosità o interesse culturale, confermando che questo evento non è solo fede, ma anche racconto di una memoria collettiva.
Da quando Bonifacio VIII lo istituì nel 1300, ha assunto significati molteplici: è stato una manifestazione di riconciliazione spirituale, ma anche un'occasione di trasformazione per la città di Roma, che ha accolto generazioni di pellegrini e turisti. Ogni edizione porta con sé l’impronta del tempo: quella del 1950 si svolse in un’Italia in ricostruzione, quella del 2000 segnò il passaggio nel nuovo millennio, mentre oggi viviamo un’era in cui la narrazione si estende dai gesti intimi alla spettacolarità dei social network.
E proprio questa dualità tra sacro e profano, tra intimità e condivisione globale, apre un interrogativo: il selfie davanti a una Porta Santa o sulla Scala Santa banalizza l’esperienza o la rende più accessibile? Forse, catturare un’immagine è solo il modo contemporaneo di testimoniare quel passaggio al prossimo (a patto che si viva comunque il momento con profondità) e non dovremmo sentirci sviliti se attuato nel massimo riguardo, ma occhio, il confine è davvero sottilissimo e alla fine ammettiamo è la quantità a soffocare.
Roma, con la sua storia millenaria e il suo intreccio di fede e cultura, sa accogliere tutto questo: la preghiera silenziosa, il desiderio di sapere, e persino il bisogno moderno di condividere. Da qui si arriva alla conclusione che il Giubileo, non appartiene a un’unica dimensione, ma le abbraccia tutte. È fede e turismo, tradizione e innovazione, raccoglimento e festa. Ogni passo verso una Porta Santa, ogni gradino della Scala Santa, racconta una storia diversa, che si intreccia con quella di città capace di rimanere fedele a se stessa pur aprendosi al cambiamento. In questo equilibrio si nasconde il suo mistero, che continua a parlare a tutti, credenti o meno, pellegrini o semplici curiosi. E questo che tu lo voglia tenere per te o dirlo proprio a tutti, ma ricordiamoci sempre che gli smartphone sono utili quanto opprimenti ma siamo noi a scegliere la via.
Didascalie foto:
- Scala Santa
- Parta Santa San Giovanni in Laterano
- Porta Santa San Pietro
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