di Giulia Palummieri
Ogni terza domenica del mese, Esquilibri, la mostra-mercato di stampe, pubblicazioni e oggetti d'antiquariato di Piazza Vittorio, offre un’alternativa alla logica del consumo rapido e impersonale. Tra pagine ingiallite, fotografie d’epoca e pezzi unici, si anima un luogo dove passato e presente si intrecciano. Ogni pezzo racconta una storia, portando con sé il fascino del tempo che lo ha attraversato e la possibilità di una nuova vita nelle mani di chi lo sceglie.
Nella nostra società, dominata dalla produzione di massa e dall’ossessione per il nuovo, fermarsi a osservare un oggetto vissuto significa riconoscerne l’unicità. Qui non si compra per impulso, ma si scopre, si ascolta, si riflette e, infine, si adotta. Un libro con un appunto scritto a mano, una fotografia sbiadita o una cartolina dall’estetica di un’altra epoca non sono semplici merci, ma momenti di riconnessione con il valore della permanenza. E se un oggetto ti ha fatto innamorare davvero, non lo getterai via con la leggerezza della cultura dell’usa e getta, una mentalità che si insinua persino nei nostri legami, rendendoli fragili e volatili.
Ma la manifestazione non è solo un ritrovo di memorie materiali: è anche un crocevia di incontri e
Uno scenario, questo, tutt'altro che scontato, e in un mondo che corre senza sosta, qui torni a chiederti: abbiamo davvero bisogno di tutto ciò che compriamo? La quantità, che illude di arricchirci, genera sempre nuovi bisogni considerati indispensabili, mentre il poco, scelto con cura, diventa un punto di qualità. In fondo, anche questa corsa al superfluo ci sta rendendo sempre più nervosi, insicuri e privi di radici. E se un oggetto che sopravvive al tempo ci fa ritrovare un pezzo di noi stessi, allora una semplice passeggiata diventa un antidoto a un fenomeno che può definirsi tutto tranne che evoluzione.
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*Tutte le foto presenti sono state scattate me. Puoi vedere altre immagini cliccando qui
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