L'Arte dei Papi. Da Perugino a Barocci: Una Celebrazione dell'arte e della spiritualità

Di Giulia Palummieri
 

Da domani, 6 marzo, L’Arte dei Papi. Da Perugino a Barocci aprirà al pubblico a Castel Sant'Angelo, offrendo l'opportunità di esplorare il rapporto tra arte e fede, protagonista della storia di Roma e indiscutibile fonte di ispirazione. Curata con raffinata competenza da Arnaldo Colasanti e Annamaria Bava, la mostra invita a riscoprire l’essenza spirituale di alcune delle opere più significative che hanno plasmato l’identità culturale della città eterna.

Il vernissage ha avuto inizio con gli interventi di Luca Mercuri, funzionario del Ministero della Cultura, e di Giuseppe Lepore, presidente del Centro Europeo per il Turismo, che hanno sottolineato l'importanza dell'evento nell'anno del Giubileo. Federico Mollicone, deputato e presidente della Commissione Cultura, ha poi rimarcato la rilevanza dell'iniziativa, sostenuta anche da Antonello Auriemma, presidente del Consiglio regionale del Lazio. Nel prosieguo, Arnaldo Colasanti ha guidato il pubblico attraverso le opere esposte, svelandone la forza simbolica e rivelando come ciascun dipinto superi la semplice rappresentazione per trasformarsi in uno strumento di meditazione spirituale.

Ogni dipinto sembra parlare una lingua universale, capace di andare al di là della mera figurazione di scene bibliche per toccare corde più profonde. La Madonna con il Bambino di Andrea del Sarto non è solo un’immagine di mitezza materna, ma un richiamo alla venerabilità del legame familiare, mentre l’Adorazione del Bambino di Giovanni Gerolamo Savoldo trasporta l’osservatore in un’atmosfera sospesa tra il divino e l’umano. Eppure, è nelle pennellate vibranti di Federico Barocci che si percepisce maggiormente il contrasto tra il trascendente e il quotidiano, tra la luce celeste e le ombre terrene.

Un’attenzione particolare è riservata anche all’arte contemporanea, con opere che, pur nel loro linguaggio moderno, continuano a esplorare le stesse tematiche di misericordia, speranza e redenzione. Gli artisti come Bruno Ceccobelli e Luigi Stoisa ci offrono una nuova lettura del misticismo, che, pur restando radicato nelle tradizioni, si fa ponte verso il presente e il futuro, senza rinunciare a quella tensione ascetica che ha sempre caratterizzato l'arte sacra.

La mostra si configura così come un’esperienza sensoriale e intellettuale per riflettere sul valore del divino in un’epoca in cui la bellezza rimane un potente strumento di elevazione interiore.

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*Tutte le foto presenti sono state scattate me. Puoi vedere altre immagini cliccando qui  

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