Il 28 marzo, Primavalle ha accolto una fiaccolata in memoria di Manuela Petrangeli, brutalmente assassinata a Casetta Mattei nel 2024. La sua uccisione, avvenuta dinanzi al luogo di lavoro per mano dell'ex compagno, non rappresenta solo la tragica fine di un’esistenza, ma l’ennesima dimostrazione di una deriva sistemica ancora senza risposte concrete per la sua risoluzione.
L’iniziativa, promossa da Donne de Borgata e dal Comitato di quartiere Torrevecchia-Primavalle, ha dato voce a un grido di denuncia contro gli abusi che si insinuano nei gesti quotidiani, spesso giustificati da alibi sociali. Un fenomeno che continua a essere affrontato con tardiva consapevolezza, quando ormai quella "normalità" si è già tradotta in irreparabile perdita.
Manuela come simbolo di una lotta collettiva.Manuela, donna lavoratrice, mamma e purtroppo ex compagna dell'uomo sbagliato, non è solo il nome di una vittima, ma l'ennesimo simbolo di un problema femminile globale, una lista che non ha mai fine. La sua morte è un segno di una società che tollera la violenza per abitudine patriarcale, e ogni passo della fiaccolata, ha evidenziato l’urgenza di un cambiamento radicale. Non siamo più disposti a sentire un altro nome, un'altra storia, in silenzio.
La violenza continua in via dei Barbarico.
Ed ecco la beffa: proprio a pochi passi dalla commemorazione, un’altra donna ha rischiato di essere uccisa dal compagno per gelosia, salvata solo grazie al rifugio trovato presso la vicina di casa. Un contrasto tra la richiesta di giustizia e il trovarsi quasi testimoni di un altro episodio simile, che aumenta il dolore e la rabbia.
Un supporto concreto e necessario.
La fiaccolata è stata anche un'occasione per sottolineare l'urgenza di istituire uno sportello antiviolenza pubblico, laico e accessibile a tutte le donne del quartiere. Un rifugio sicuro dove poter trovare ascolto e protezione, capace non solo di rispondere agli atti di violenza, ma anche di svolgere un ruolo preventivo. Tuttavia, mentre le promesse si accumulano, i fatti stentano ad arrivare.
Partiamo da qui, oggi.
Le voci non possono più essere ignorate. È il momento di capire che ogni gesto, ogni parola lasciata sospesa, alimenta un sistema che non può più proseguire. Non dobbiamo più chiedere giustizia, dobbiamo sapere che esiste. Ma la vera domanda è: come fermarla prima che avvenga?
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*Tutte le foto presenti sono state scattate me. Puoi vedere altre immagini cliccando qui
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