Il Cuore di Nerone: il mistero di Piazza San Pietro

di Giulia Palummieri

A Roma, anche un semplice sampietrino può custodire una narrazione complessa e stratificata: una storia letteralmente calpestata, eppure spesso mai notata.

Uno di questi frammenti enigmatici è il cosiddetto “Cuore di Nerone”, un piccolo pezzo di pietra incastonato nel selciato di Piazza San Pietro, poco distante dall’obelisco centrale, esattamente nel punto in cui la Rosa dei Venti indica la direzione del libeccio. La figura incisa – una forma stilizzata di cuore, da cui prende il nome – ha dato origine a un intreccio di racconti, ipotesi e leggende urbane, dove la memoria storica si mescola alla fantasia popolare. Un gioco di significati infiniti, che unisce storie grandi e piccole, nomi illustri e volti anonimi come quello di una donna in lutto che scolpì la pietra per ricordare il marito condannato ingiustamente a morte o quello di un soldato  che il 2 luglio del 1849 da lì ascoltò il discorso di Garibaldi sulla fine della Repubblica romana.  Per le attribuzioni celebri si arriva invece all'amore sfortunato di Michelangelo e quello mai trovato di Bernini.

A dare voce a questa discreta presenza fu, secondo la tradizione, la comunità di Borgo. Il soprannome “Er Core de Nerone” comparve nei primi decenni del Novecento, quando i bambini del rione, durante i giochi in piazza, notarono l’incisione e le attribuirono quel nome con naturalezza e affetto. Un gesto semplice che, più che evocare direttamente la figura dell’imperatore, restituisce l’anima popolare di un luogo permeato dalla presenza delle antiche vestigia imperiali.

Ma da dove proviene, in realtà, questo frammento così evocativo? La piu realistica è che si tratti di uno spolium – materiale di recupero reimpiegato durante i lavori urbanistici degli anni Trenta del Novecento. Un piccolo frammento, semplice nell’aspetto ma involontariamente denso di storia e forse con questa ipotesi stravolgiamo tutto, perché molti affermano che non sia un cuore ma una foglia d'edera proveniente da un'altra pavimentazione.

Il riferimento a Nerone, pur non comprovato, non è del tutto privo di fondamento. Proprio in quest’area si trovavano gli Horti Agrippinae, appartenuti alla madre dell’imperatore, e il Circo di Nerone, che gli storici antichi indicano come scenario delle prime persecuzioni cristiane. È un luogo carico di echi e tessiture, dove il tempo ha lasciato impronte che ancora oggi risuonano in tanti dettagli.

In questo contesto, il “Cuore di Nerone” non è un monumento né un’opera d’arte nel senso convenzionale, ma un dettaglio rivelatore: un segno della straordinaria capacità di Roma di trasformare ciò che è minimo in racconto, e ciò che è nascosto in memoria viva. Basta uno sguardo più attento per cogliere quella soglia sottile tra ciò che si vede e ciò che si intuisce – e lasciarsi condurre, quasi senza accorgersene, dentro quel tramando millenario che la città continua a intrecciare, silenziosamente, tra tempo e memoria.

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*Tutte le foto presenti sono state scattate me. Puoi vedere altre immagini cliccando qui  

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