Raccolta firme per cancellare il quorum: il voto è di chi partecipa

di Giulia Palummieri

In Italia si torna a raccogliere firme. Non per introdurre una nuova legge, ma per rimuovere un ostacolo che grava sulla democrazia: il quorum. La famigerata soglia di partecipazione che svuota i referendum abrogativi, li rende facilmente boicottabili e contraddice un principio essenziale. Una repubblica vera dà voce a chi sceglie di usarla, non a chi si sottrae.

Il 50% + uno non tutela la volontà popolare. Al contrario, la congela, la distorce, la affossa. Converte l’astensione in strategia, un’arma nelle mani di chi detiene il comando e teme la voce trasformativa dei cittadini. Ed è quello che accade, sistematicamente, ogni volta che la consultazione tocca temi concreti, urgenti e trasversali.

L’ultimo caso è stato emblematico. Una votazione che toccava temi fondamentali come la tutela dei lavoratori e i diritti civili è stata ridotta a feticcio ideologico da chi, al governo, aveva interesse a restringere il dibattito al solo nodo della cittadinanza. Si è fatto leva sulle paure, agitando lo spauracchio della “sicurezza” e del “diverso”, mentre il quesito riguardava persone che nascono, vivono, lavorano e pagano le tasse in Italia. È bastato bollare la questione come “roba di sinistra” per spegnere ogni confronto.

Poi, il colpo finale: il silenzio. Il grande invito all’astensione, mascherato da neutralità. Nessuna campagna, nessun confronto. Solo un messaggio implicito ma potente: non serve votare. Non cambia nulla. Popolo, vai al mare. Qui ci pensiamo noi.

Ma non è vero. È proprio questo che deve cambiare. Perché se c’è una verità che fa paura al potere, è che l’elettorato consapevole torni a pretendere strumenti reali di partecipazione. Il referendum non è folclore costituzionale: è democrazia diretta. È la possibilità di correggere, senza se e ma, leggi ingiuste, di aprire varchi dove il Parlamento tace e pretende che anche tu stia zitto. Ti è concessa al massimo la lotta armata al bar e annerire pixel sui social.

Oggi abolire il quorum significa riaprire una porta che da troppo tempo è stata sbarrata. Restituire al referendum la forza che merita. Far sì che il voto sia un atto politico, non un gesto inutile. Un messaggio chiaro: chi vota decide. Sì, no, sinistra, destra. Fai sentire la tua voce e la maggioranza di queste voci decreterà cosa vuole il Paese, ricordando a tutti che se non ti occupi di politica, la politica si occuperà di te se vivi in società.

Perché chi ha fatto la storia dell'Italia non è morto per lasciarci andare al mare. È morto per permetterci di scegliere. E noi quel diritto vogliamo riprendercelo.

FIRMA PER L'ABOLIZIONE DEL QUORUM

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