Roma Genera 2025: arte, musica e cultura protagoniste al Mercato Primavalle II

di Giulia Palummieri 

Dal 25 al 28 luglio, il Mercato Primavalle II si è trasformato in una fucina creativa a cielo aperto. Non il classico contenitore di eventi, ma un gesto culturale e sociale forte, pensato per restituire vitalità a un quartiere troppo spesso assente dalla narrazione ufficiale della città.
Tutto questo è stato possibile grazie al Festival Roma Genera 2025, un progetto che – come suggerisce il nome – genera, produce e attiva arte, relazioni e immaginari, riconfigurando uno degli spazi urbani più vissuti nelle ore diurne.

Danza contemporanea, teatro nero, street art, escape room e musica elettronica si sono susseguiti in un calendario di appuntamenti gratuiti, inclusivi e partecipati. Ogni giornata è stata costruita come un attraversamento esperienziale: un modo per abitare il mercato in maniera diversa, lasciandosi sorprendere dal talento delle giovani generazioni e dal potenziale trasformativo della cultura.

A dare il via, il 25 luglio, è stata la Emergenza Dance Company con la performance “Uscite”, articolata in tre momenti di forte impatto corporeo ed emotivo. Il giorno successivo, la scena si è fatta buia – in senso letterale e simbolico – per ospitare la poesia del Teatro Nero diretto da Federica Mancini, dimensione laboratoriale che ha sovvertito le regole della visione tradizionale. Il 27, le pareti del mercato si sono accese con i colori di Olimpia Murales, collettivo impegnato in un’intera giornata di live painting e street art. A chiudere, il 28 luglio, una doppia dimensione partecipativa: escape room e dj set, tra enigmi, ritmo urbano e un'energia capace di sfidare persino l’improvviso – e poco cortese – acquazzone estivo.

Ma non solo: ogni giorno il mercato ha ospitato installazioni e opere di giovani artisti e artiste. Un esempio di cittadinanza attiva che ribalta la logica dell’intrattenimento per diventare educazione alla bellezza e ritorno alla collettività.

GenerA, l’associazione promotrice, con i volti entusiasti, felici e attenti dei suoi fondatori, ha saputo costruire un linguaggio trasversale, capace di parlare anche a un semplice passante senza rinunciare alla profondità del messaggio: l’arte è un modo per dire “noi ci siamo”, per creare legami emozionali.

In un’epoca in cui si parla delle “periferie” quasi esclusivamente per sottolinearne le difficoltà, queste quattro giornate di rigenerazione urbana hanno dimostrato che, quando un movimento nasce dal basso — dalla voce di chi abita quei luoghi — ascoltando, co-progettando e aprendo veri spazi di espressione, la sfida è già vinta. Almeno nell’intento.
Momenti da replicare, custodire, far crescere.


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*Tutte le foto presenti sono state scattate me. Puoi vedere altre immagini cliccando qui  

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