"Vivi il Cinema" a Monte Mario: cultura, comunità e condivisione

di Giulia Palummieri

Quando l’arena di Santa Maria della Pietà si anima al crepuscolo, il quartiere cambia volto.
Giovani, anziani, famiglie, coppie felici, amici, o persone in solitaria rispondono all’invito: condividere uno sguardo comune attraverso il cinema.

Per alcuni è un’esperienza inedita; per altri, gli habitué, è un gesto di resistenza — una volontà tenace: incarnare per primi il cambiamento che desiderano vedere. Un’esperienza semplice, quasi domestica, ma vissuta fuori dal divano e in certi contesti, assume un rilievo tutt’altro che ordinario.

Con questo impulso, l’appena conclusa terza edizione di Vivi il Cinema! a Monte Mario ha superato i confini dell’onesto intrattenimento estivo, rivelandosi un gesto politico, misurato e consapevole. Un momento capace di restituire alla cultura e alla socialità lo spazio che troppo spesso si tenta di relegare ai margini.

Perché qui non ci si spreca, non c'è  bisogno — o almeno, non sempre. E se poi pensi di trovarti all’interno di un ex manicomio, capisci quanto un’azione possa trasformare uno scenario e quanto uno scenario possa trasformare i suoi fruitori.

Una legge, un’idea, una contaminazione che risveglia: sono questi gli elementi che cambiano le sorti, non in un giorno sì, ma a partire da quel giorno.

Dal 3 al 24 luglio, infatti, questo luogo — un tempo segnato dalla sofferenza e dalla ghettizzazione — ha ripreso vita, diventando spazio  riconoscibile e attraversabile.

Lo hanno raccontato i volti: da chi si sedeva ignaro del titolo in programma, a chi applaudiva ancor prima della fine, fino a chi attendeva il confronto con l’ospite e lo scambio diretto.

Vera connessione, occhi che si illuminano. Aspetti fondamentali se non si vuole ridurre il quartiere a un luogo in cui la vita si svolge solo all'interno di case che tra loro non parlano.

La programmazione è stata ricca e trasversale, un viaggio tra generi e decenni, tra cult italiani e internazionali. Dalla profondità sociale e poetica di Pasolini con Mamma Roma alla leggerezza surreale di Hollywood Party, passando per Il sorpasso di Dino Risi – fotografia ironica e amara di un’Italia in trasformazione – fino all’impegno civile di Erin Brockovich e Si può fare.
Una selezione capace di intrecciare memoria e presente, parlando a pubblici diversi ma uniti da intenti comuni.

A tessere questa trama di rivoluzione civica è stato l’impegno rigoroso e appassionato del presidente del Municipio XIV, Marco Della Porta, insieme al suo staff. Un lavoro che non si è tradotto in proclami, ma in un’attenzione concreta ai dettagli: dalla gestione vigile dell’evento al dialogo autentico con i cittadini, senza artifici né dissonanze.

Non sono mancati poi momenti di confronto tra la cittadinanza e l’istituzione da lui rappresentata, così come gli scambi dialettici con gli ospiti — Barbara Ronchi, Alex Infascelli, Sergio Rubini, Micaela Ramazzotti e Giulio Manfredonia — i quali hanno condiviso prospettive personali e inedite sui film in proiezione. Un dialogo quasi sempre unito da un filo comune: ricordare l’importanza della comunicazione, della relazione e della salute mentale.

La manifestazione si è chiusa con un momento dal respiro internazionale e necessario: un gesto concreto e simbolico per “fare rumore” — letteralmente — a sostegno del popolo palestinese, ribadendo l’impegno civile del Municipio XIV.

Occasioni come queste ribadiscono l'importanza di vivere il territorio come funzione urbana essenziale. Non un tentativo superficiale di “animare le periferie”, bensì il riconoscimento di domande già presenti e inascoltate, da valorizzare offrendo le condizioni adatte. 

A giorni di distanza, chi ha partecipato ancora ne parla, non per nostalgia, ma perché un evento esterno “ha portato qualcosa”,  ha saputo radicarsi, restando dentro la comunità. 


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*Tutte le foto presenti sono state scattate me. Puoi vedere altre immagini cliccando qui  

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